Vino, il mio primo viaggio

Vino, il mio primo viaggio
intervista con Adua Villa

 

«Bisogna avere una grande passione e alimentarla con una insanabile curiosità».


 

Adua Villa non ha bisogno di presentazioni.

Sommelier, imprenditrice, volto noto della “Tv del gusto”. Ma prima di tutto donna, appassionata della vita e delle cose buone, veraci. Poi sommelier, poi narratrice digitale e infine anche imprenditrice, con il suo progetto Globetrotter Gourmet, agenzia che narra il food&wine attraverso canali social e magazine.

Adua Villa, come si diventa Adua Villa?

Bisogna avere una grande passione e alimentarla con un’insanabile curiosità. La mia vita professionale è stata il giusto mix di passione e di opportunità, che ho saputo cogliere. Ma non ho mai smesso di ricercare, di formarmi e di sperimentare cose nuove.

Come è nata la tua passione per il vino?

Sono nata in Venezuela da genitori abruzzesi emigrati negli anni ’60. Ricordo che il mio primo incontro con il vino è avvenuto tramite le parole di un produttore cileno, ospite dei miei genitori. Fui lui che, presentando le sue etichette, mi fece innamorare della sua terra e delle sue vigne, che in seguito andai a visitare. Avevo 15 anni. E avevo capito che narrare vino e cibo è il primo grande modo per viaggiare.

E poi come hai nutrito la tua passione?

Tornata in Italia, a Roma, mi sono iscritta ad Economia. Volevo fare alcune attività extracurricolari e ho pensato che il corso da sommelier potesse fare al caso mio. In quel momento,non ricordavo l’incontro con il produttore cileno, ma certe cose restano lì, dentro di te, ti guidano nel percorso anche se non ne sei consapevole. Al corso Ais ci andavo a piedi. Mi dicevo, “se devo bere, almeno faccio un po’ di moto”.

E poi ha preso il diploma da sommelier.

Esatto. Ricordo il fascino di quelle lezioni, con grandi maestri come Riccardo Cotarella e Daniele Cernili. Capii che il vino era fatto di persone e di luoghi, ovvero di mani e di terra. Una mia amica, che fece il corso con me, mi ha recentemente ricordato che le dissi: «Questa è la mia vita!».

E poi la televisione.

Qualcuno le chiama fattore C, altri karma. Io le chiamo opportunità che non bisogna farsi sfuggire. Dopo essere diventata degustatrice ufficiale e aver preso la Master Class, telefonarono dalla Rai e chiesero all’Ais alcuni sommelier da inserire nei loro format. Feci il provino e fui accettata. Comincia da Unomattina, con Gianfranco Vissani, e poi approdai alla Prova del Cuoco, trasmissione a cui ho lavorato per 9 anni.

È vero che è anche cuoca?

Io adoro cucinare. Lo facevo per gruppi di turisti stranieri che partivano da Napoli per un giro in barca sul Mediterraneo. Cucinavo, abbinavo i vini e li portavo a fare escursioni sulla costa e le isole. Lì mi sono accorta che il nostro Paese è qualcosa di meraviglioso, se osservato con gli occhi della curiosità.

E il Piemonte del vino, come lo vedi?

Credo che il Piemonte abbia, per così dire, una “morfologia materna”. Paesaggi e persone qui svelano una natura accogliente. Mi sento “raccolta”, quando sto in Piemonte; tutto mi rassicura e mi incuriosisce. La nebbia, ad esempio, che ti abbraccia e stimola la fantasia; o la luce del tramonto, che a settembre accarezza ogni cosa. Come una madre, che cerca di metterti sempre a tuo agio e custodisce le cose preziose.

E i vini Duchessa Lia, cosa ti ispirano?

Ogni vino ha una personalità legata anche al momento in cui lo si degusta. Sono stata in Piemonte a metà settembre per il blog tour di Duchessa Lia e ho avuto modo di apprezzare, in particolare, l’Asti Secco Docg e il Gavi Docg. Erano giornate calde, con lunghi tramonti: bere Asti Secco e Gavi mi ha ricordato la libertà estiva, la freschezza e la gioia delle giornate di cielo limpido. Li consiglierei anche ora che siamo in pieno inverno, per ritornare a quelle sensazioni positive.

Anche a Natale?

Soprattutto a Natale. L’Asti Secco è un vino a tutto pasto, re della festa. Mentre il Gavi è perfetto il 24 dicembre, per la cena della vigilia, che tradizionalmente si celebra “in bianco”. Si servono piatti a base di pesce bianco e crostacei, abbinamento ideale del Gavi, che li esalta con note sapide e floreali.

E per il 25?

Barolo Docg Duchessa Lia e agnello abruzzese. Così faccio incontrare il Piemonte con il “mio” Abruzzo.

 


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