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Duchessa Lia su "QN Itinerari":
nobili brindisi
Ritratto di famiglia. Cantine Capetta, il gruppo avviato nel 1953 da Francesco Capetta, è oggi gestito dai figli Riccardo, Gabriella, Maria Teresa e Carla: oggi l’azienda è leader nel segmento dei vini piemontesi a livello nazionale e Duchessa Lia con 5 milioni di bottiglie l’anno è il premium brand, espressione dei terroir più prestigiosi e gamma di Doc e Docg che il pubblico ha imparato a conoscere anche grazie alla grande distribuzione.
Le Cantine Capetta tra Langhe e Astigiano dal 1953 si tramandano di padre in figlio mantenendo immutata la filosofia originale: sostenibilità e innovazione al servizio della qualità. Ecco l'articolo uscito il 20 dicembre per QN Itinerari, magazine enogastronomico del Quotidiano Nazionale il cui numero di Natale è dedicato alle eccellenze vitivinicole d'Italia.
La terra ricoperta dalle “vigne ben zappate” di cui parlava Cesare Pavese che era di queste parti; la fiducia di oltre 300 vignaioli che ad ogni vendemmia conferiscono le proprie uve Moscato perché diventino uno dei celebri vini piemontesi; una cultura imprenditoriale che ha fatto dell’innovazione e della sostenibilità le proprie cifre identitarie; e una famiglia che ha scritto pagine importanti del mondo vitivinicolo a Santo Stefano Belbo, terra di mezzo tra Langhe e Astigiano.
Un’evidenza: c’è tanta narrazione nella storia delle Cantine Capetta, gruppo avviato da papà Francesco nel 1953 e oggi gestito dai figli Riccardo, Gabriella, Maria Teresa e Carla Capetta. Perché i vini sono eloquenti: sanno parlare. Hanno fatto di questa azienda un leader nel segmento dei vini piemontesi a livello nazionale e di Duchessa Lia (5 milioni di bottiglie l’anno) il “premium brand”, espressione dei terroir più prestigiosi della regione e gamma di Doc e Docg che il pubblico ha imparato ad apprezzare nella grande distribuzione.
A cominciare da quelli firmati da Germano Bosio, storico enologo di casa Capetta, come il Galanera, Barbera d’Asti Superiore, rosso profondo tendente al granato e fragranze di frutti di bosco, prugna e spezie, o come il Nebbiolo d’Alba con il suo sapore armonico e corposo. Senza scordare il Brachetto d’Acqui, spumante rosso dal perlage fine, l’iconico Barbaresco Docg di Duchessa Lia dai caldi riflessi aranciati e dal bouquet etereo. E, ovviamente, il Moscato d’Asti che quest’anno – conferma l’enologo Paolo Bussi – si è presentato con “uve sanissime, ricche di zuccheri e aromi senza eguali”. Storia e storie.
Come quelle portate sui media dalla campagna pubblicitaria “Nobili Vini del Piemonte” ideata l’estate scorsa da Mimmo Beltramone per indicare il mood inclusivo di casa Capetta e marcare il profilo volutamente non elitario dei grandi vini Duchessa Lia. Operazione geniale di Instant Advertising: fare dei consumatori i veri ambasciatore dell’azienda, affidando ai volti di persone qualsiasi e dalle professioni più disparate, lo slogan #iobrindoalfuturo (>> leggi l'articolo sul nostro Blog), con la carica anche simbolica che una frase simile poteva e continua ad avere in un Paese fortemente segnato dalla pandemia e desideroso di credere alla rinascita.
Questione di riconoscibilità a cui la maison di Santo Stefano Belbo sembra tenere molto assieme ai valori portanti di Duchessa Lia e dei suoi “Nobili vini del Piemonte”. Lo conferma lo stesso Riccardo Capetta, presidente delle Cantine di famiglia: “Il palmares di premi assegnati ai nostri vini è ricchissimo. Ma ce n’è uno che è più prezioso degli altri: la fiducia che ci assegnano i nostri clienti”.