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Parco Naturale
Capanne di Marcarolo
nobile per "natura"
Nella nostra ricerca sulle accezioni di “nobiltà” abbiamo visto che “nobile” può essere lo stile e il portamento, come nel caso della Contessa di Castiglione. Oppure, l’animo caritatevole, come ben testimoniato da Juliette Colbert, Marchesa di Barolo.
In questo post, ci occupiamo invece della nobiltà intesa come “natura”: bellezza paesaggistica dotata di originali caratteri di armonia. Per farlo abbiamo scelto un nobile sito naturale alle porte del Gaviese, prestigiosa area vitivinicola da cui proviene il Gavi DOCG Duchessa Lia, luminoso frutto di una terra altrettanto luminosa. Benvenuti nel Parco delle Capanne di Marcarolo, gioiello incastonato fra le colline del vino!
IL GAVIESE
Prima di addentrarci nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, è bene spendere qualche parola sul Gaviese, comprensorio collinare che riunisce 11 Comuni, dell’Alessandrino al confine con la Liguria, da Pasturana a Bosio, con al centro la cittadina di Gavi. Di millenaria vocazione vitivinicola, fu possedimento diretto dei Genovesi, che ne utilizzavano le risorse naturali: boschi, torrenti, campi coltivati e, soprattutto, vigneti di uva cortese, la base ampelografica del Gavi Docg. Importante snodo di comunicazione, il Gaviese è punteggiato di castelli e residenze fortificate, ma è una zona ancora profondamente selvaggia, dove l’uomo convive con una natura maestosa.
LE CAPANNE DI MARCAROLO
Punta di diamante del Gaviese è il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, a cavallo fra Liguria e Piemonte, istituito nel 1979 per valorizzare e tutelare il ricco ecosistema al confine geologico tra Alpi e Appennino. Compreso tra la Val Lemme, la val Polcevera e la valle Stura, rappresenta una delle aree verdi più estese del Piemonte meridionale: è possibile esplorarlo attraverso una ricca rete sentieristica. Gemme del parco sono i laghi di Lavagnina, bacini artificiali utilizzati per la produzione di energia elettrica. Sulle loro sponde, così come in quelle dei molti torrenti che attraversano il parco, è possibile fare il bagno, immersi non solo in acque cristalline, ma in un contesto naturale primigenio, verdeggiante di boschi e luoghi incontaminati. La fauna è quanto mai variegata: trote fario, rarissimi gamberi d’acqua dolce, rettili anfibi, cinghiali, daini, caprioli, ricci, lepri e volpi. Tra i rapaci, spicca il biancone, aquila a rischio di estinzione, simbolo del Parco Naturale.
Vera protagonista di questi luoghi è però la luce. Nelle giornate di sole, i raggi dipingono il Parco con pennellate dai colori brillanti: il verde scuro del sottobosco, il giallo delle radure assolate, lo smeraldo dei torrenti, l’ocra delle rocce appenniniche. Soprattutto, la luce del tramonto che, giunto sui laghi, diffonde un’aura di pace e calore, come se tutto fosse avvolto in bagliori di oro e rame.
L’oro, un tempo, veniva davvero estratto dal Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, in località Lavagnina. Nel XIX secolo, la Societè Anonyme des Mines d’or du Gorzente, con sede a Lione, controllava l’estrazione attraverso lo scavo di decine di miniere che, una volta esaurite, furono sommerse dall’invaso dei Laghi.